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Collezione

 

PRATCHAYA PHINTHONG

Untitled, 2010

 

 

Pratchaya Phinthong è un artista thailandese che lavora con la processualità tipica dell’arte concettuale, investigando dinamiche socio-economiche all’interno di comunità e filiere produttive. In quest’opera il marchio dell’azienda produttrice della tela Renaissance è stato dipinto a mano, e la tela è stata poi ricoperta da un film di nylon, per mimetizzare la lavorazione artigianale nella produzione di un’immagine che di norma è stampata industrialmente. Con questo gesto l’artista mette in questione i concetti di serialità e unicità, di originale e copia, di progetto e oggetto residuale. L’opera fa parte di un gruppo di tele di dimensioni e date diverse, in cui la riproduzione seriale dello stesso pattern è in realtà realizzata attraverso l’unicità del gesto pittorico.

 

 

 

 

MARCEL BROODTHAERS

La Soupe de Daguerre, 1975

Ed. of 60

 

 

L’opera è composta da una serie di piccole fotografie che raffigurano ingredienti per la preparazione di un zuppa intitolata all’inventore dei dagherrotipi – le prime fotografie – Monsieur Daguerre. Come in molte delle sue opere anche qui Broodthaers combina elementi iconografici con definizioni linguistiche, scompaginando in maniera ironica la loro corrispondenza logica. La zuppa in questione è il risultato dell’unione di una serie di elementi riprodotti nelle fotografie, così come la fotografia è il risultato della combinazione di una serie di elementi e processi chimici. La presentazione tassonomica degli ingredienti è funzionale alla presunta scientificità del gioco della rappresentazione, e dei metodi propri della riproduzione fotografica.

 

 

 

 

DENNIS OPPENHEIM

Reading Position for Second Degree Burn, 1970

Ed. of 30

 

 

In quest’opera l’artista rappresenta, attraverso una sequenza fotografica, l’effetto di un’esposizione prolungata ai raggi solari sul proprio corpo, in parte coperto da un libro aperto, così da lasciare il segno della mancata abbronzatura sulla pelle in ombra. Il libro in oggetto parla di tattiche militari e l’opera è stata realizzata durante gli anni del conflitto in Vietnam. L’artista fa così riferimento ai danni che la guerra provoca sui corpi umani, come la famigerata fotografia Napalm girl del 1972, mostrerà in maniera inequivocabile e spaventosa, diventando un’immagine iconica di questa triste pagina di storia. L’approccio performativo è unito a una formalizzazione asciutta e documentaria, e a un linguaggio asettico, in cui ogni informazione elencata nella didascalia è riportata alla stregua di un dato scientifico.

 

 

 

 

WALLACE BERMAN

Untitled (TV), 1964

 

 

Wallace Berman, coinvolto attivamente nella Beat Generation californiana, comincia a produrre i suoi collage con una macchina Kodak Verifax nei primi anni Sessanta. Si tratta di opere ottenute con una tecnica di riproduzione precedente alle fotocopie e caratterizzata da toni seppia, su cui l’artista ha sperimentato, nel corso degli anni, con tonalità e texture. L’immagine iconica della sua produzione è una piccola radio transistor in cui egli inseriva elementi tratti da libri, giornali e riviste. Quest’opera è una delle due sole realizzate con la riproduzione di un apparecchio televisivo – invece della radio – all’interno del quale è inserita l’immagine di un nudo femminile, su cui è riportato il quadrato magico del Sator, antica iscrizione latina palindroma, il cui significato rimane tuttora incerto.

 

 

 

 

 

CAROL RAMA

Luogo e segni, 1975

 

 

 

L’opera di Carol Rama è un assemblaggio di elementi inseriti su una capote di automobile, tesa su un telaio proprio come una tela. Le gomme delle camere d’aria, memoria della carrozzeria del padre, che produceva anche un modello particolare di bicicletta, sono incollate come toppe sul supporto anch’esso industriale. Oggetti di recupero e di “memoria” popolano l’universo iconografico di quest’artista, che ha vissuto la propria arte come una forma di riscatto, quasi di cura, da nevrosi e ossessioni che hanno partecipato alla creazione di una mitologia personale. Quest’opera fu l’ultima grande tela a lasciare la casa di Rama prima della sua morte, e si può vedere riprodotta in numerose fotografie della casa-studio, oggi vincolata dalla Soprintendenza come un patrimonio storico-artistico della città di Torino.

 

 

 

Robert Barry, Beyond, Instead, Possible… (Oltre, Invece, Possibile…)
2012

 

La Fondazione Antonio Dalle Nogare ospita nei suoi spazi l’istallazione site-specific “Beyond, Instead, Possible…” dell’artista americano Robert Barry. L’opera è stata realizzata per le vetrate della biblioteca nel 2012, in seguito a due visite dell’artista e del gallerista Massimo Minini al museo, all’epoca in costruzione.

L’installazione “Beyond, Instead, Possible…” nasce dal confronto diretto fra Antonio Dalle Nogare e Robert Barry, ed è particolarmente influenzata dall’ambiente naturale che circonda l’edificio. La luce e la natura modificano di ora in ora il lavoro, che si presenta quindi in continua evoluzione.

Robert Barry è considerato uno dei fondatori dell’arte concettuale americana. L’artista utilizza un vocabolario di ca. 200 parole per realizzare installazioni su muri, tele, finestre, proiezioni o sculture. La selezione dei vocaboli avviene in base al particolare luogo, contesto o situazione per cui l’opera viene realizzata.

 

 

La Fondazione Antonio Dalle Nogare ospita nei suoi spazi un’installazione site-specific dell’artista americano Dan Graham. L’opera consiste in un padiglione in vetro riflettente ed acciaio inossidabile, e trova la sua collocazione nel giardino della Fondazione. Per le sue proprietà di riflessione, l’opera cambia continuamente in base al percorso del visitatore, alle condizioni di luce e alla natura circostante. A rendere ancora più significativa l’esperienza di “Pavilion” è il confronto diretto con il paesaggio naturale ed architettonico in cui l’opera trova collocazione.

 

 

 

 

Dan Graham, Bolzano Pavilion

2016

 

 

Dan Graham analizza le relazioni fra gli ambienti architettonici ed i suoi abitanti da oltre cinquant’anni, con una pratica artistica concettuale estremamente diversificata che comprende installazioni, performance, video, fotografie e libri. A partire dagli anni ’70 si dedica alla realizzazione di padiglioni architettonici in vetro o specchio, allestiti in tutto il mondo e presenti nelle collezioni del Museum of Modern Art (New York), del Metropolitan Museum (New York), del Dia Art Foundation (New York) ed altre istituzioni.

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